Biografia

Franca Battain, artista multimediale, nasce il 7 giugno del 1945 a Portogruaro, comune della provincia di Venezia. La nonna materna veneziana si dilettava a scrivere poesie, una zia scrittrice e pittrice lavorava anche per le vetrerie di Murano e la madre molto brava nell’interpretazione teatrale le insegnava a recitare già all’età di 4 anni la Divina Commedia, ed era molto severa sulla dizione. Il padre, commerciante, era appassionato di letteratura e di fotografia e il nonno era amante dei mobili antichi, dei fiori e della musica operistica. In famiglia si respirava, dunque, un amore per la cultura e il senso del bello. La passione per il disegno, per Franca, è sempre stata molto viva, più della musica, anche se la madre l’aveva iscritta al Conservatorio di Santa Cecilia per imparare a suonare il pianoforte, naturalmente contro la sua volontà, perché Franca preferiva la danza classica. Fin dall’infanzia si esprimeva con un linguaggio personale, cercando modi e regole che sentiva più affini alla sua natura. Molti sono i suoi lavori del periodo preadolescenziale, ancor oggi rimasti nella collezione di famiglia, documentazioni che dimostrano il suo grande interesse ed entusiasmo per la pittura.
Giussago di Portogruaro, dove visse i primi anni della sua infanzia, era un paese isolato di campagna: rari erano i contatti con ambienti più aperti e stimolanti per gli interessi che andava maturando, infatti l’artista in una sua poesia si dichiara di essere “Figlia della Palude”. L’educazione socio-culturale dei genitori e l’aver ereditato una ricca biblioteca di testi letterari, filosofici e religiosi da un parente prelato, la orientarono già al tempo della scuola media, alla lettura e allo studio di testi di filosofia e teologia. Rousseau, Voltaire, sono le sue prime letture impegnative anche se, data l’età, non ne comprese il significato.
Esortata soprattutto dal padre, dal quale apprese lo spirito dell’avventura, del coraggio e dell’onestà intellettuale, molto presto iniziò a viaggiare e a dodici anni partì per il suo primo piccolo viaggio con la sorella minore, in visita a dei parenti residenti a Brescia. In quell’occasione l’amico degli zii Danilo Dolci, pittore vicino a Picasso, vide alcune tavolette di Franca, e per far capire allo zio il talento della nipote usò un paragone : “si fa per dire, ma questa bimba che fa tali cose, già a quest’età, è come un piccolo Picasso”. In quegli anni compose molte poesie, che in un giorno di grande tristezza le aveva strappate al tempo, di quel momento rimane il quadro “fiori bagnati” del suo pianto, e promise a se stessa : “da grande voglio essere pittrice, poetessa, filosofa”. Negli anni delle scuola media inferiore, a causa della sua salute un po’ cagionevole e dell’incomprensione che percepiva, non riuscì ad esprimersi al meglio di sé, ma fu, comunque, ammessa ad un corso di pittura per adulti, tenuto dal pittore friulano Federico De Rocco. Riuscì ad entrarvi convincendo il maestro delle sue capacità, realizzando degli acquarelli dal vero, due vedute di Portogruaro, i Molini e la cappelletta della Madonna, quasi un piccolo esame. Questo fu il suo primo successo.
Date le inclinazioni, gli studi della scuola superiore avrebbero dovuto mirare all’ambito artistico, tuttavia vivendo in campagna non c’erano mezzi di trasporto per raggiungere facilmente Venezia; erano gli anni in cui i genitori decidevano per i figli ed era consuetudine iscrivere le ragazzine alla scuola magistrale di Portogruaro. Da questo momento la sua personalità iniziò ad essere compresa: dopo pochi mesi, la docente d’arte Annamaria Richter Ruttilio (unica donna dei suoi tempi, nei corsi di pittura assieme a Morandi, Manzù, all’Accademia di Brera di Milano) colse la spiccata personalità artistica della Battain. Le permise di intraprendere un percorso scolastico personale, differente dalle compagne, a patto che accettasse una valutazione inferiore per non incorrere in inimicizie con la classe. Naturalmente Franca preferì la libertà di espressione al voto. Nel frattempo, essendo una delle studentesse dell’Istituto Sacro Cuore di Portogruaro, dipingeva piastrelle per le suore a scopo benefico. Nonostante la convinzione che l’ambiente dell’Accademia di Venezia fosse corrotto, la madre promise alla figlia di proseguire gli studi a Milano, dove un parente l’avrebbe ospitata. Il direttore dell’Accademia di Milano in carica tra il ’59 e il ’ 60 era amico dello zio e, visti alcuni lavori di Franca, consigliò la famiglia ad indirizzarla agli studi artistici. Purtroppo la malattia dello zio, fece sfumare il progetto. La sua passione per la filosofia e per l’insegnamento le fece scegliere come facoltà universitaria Pedagogia ,oggi, Scienze umane dell’educazione, con una tesi di laurea in sociologia dell’arte1, in seguito pubblicata dal prof. Gian Paolo Prandstraller. Per realizzare questa nuova ricerca sociologica, per gli studi italiani di allora, conobbe il Professor Umbro Apollonio (direttore in quegli anni della Biblioteca della Biennale di Venezia), che le consentì l’accesso agli archivi della vecchia sede, data la sua “simpatia per gli studenti che avevano il coraggio di intraprendere avventurose ricerche…”. Ebbe modo anche di consultare la biblioteca privata del mercante e critico d’arte Mario Borgiotti a Milano e avere suggerimenti dal prof. Giuseppe De Logu. Durante il periodo universitario e nei primi anni di insegnamento continuò a dipingere e a disegnare approfondendo le sue conoscenze tecniche.Ricorda, ancora oggi con viva simpatia, l’ episodio successo durante l’esame di ammissione ai corsi liberi di nudo all’Accademia di Venezia : si era impressionata nel vedere che gli altri studenti disegnavano i nudi alla maniera di Michelangelo e allora per la poca fiducia nelle proprie capacità, decise di non consegnare i suoi due disegni che ritraevano in modo libero e personale il modello proposto dalla scuola (un ragazzo esile dai capelli rossi). Stava per uscire e il professor Vittorio Basaglia le corse incontro e le strappò i lavori di mano, rassicurandola che erano interessanti. Dal 1972 compie periodicamente soggiorni di studio e di lavoro in vari paesi europei ed extraeuropei, entra in contatto con ambienti e conoscenze internazionali. Durante i suoi numerosi viaggi studia e disegna all’interno dei musei o nelle stanze degli ostelli; in particolare al museo del Louvre rimase intensamente affascinata dai ritratti copti. Da questa esperienza parigina nascono diversi ritratti, soprattutto femminili, di amici africani.

Dal 1963 al 1975 risiede a Mestre frequentando l’ambiente veneziano, padovano e a periodi, soggiorna a Parigi e a Colonia.
In questo periodo si interessa del pensiero creativo e frequenta l’istituto di Yoga “Silvestri-Jyengar” di Venezia e nasce il ciclo “Ricerche cosmiche Yoga : corpi celesti”: Sono più di 300 opere su vari tipi di stoffe, in cui l’artista trasferisce l’immediatezza del gesto in un contatto biopsichico spirituale con il colore e i materiali. Le opere sono esposte per la prima volta nel 1977, alla Galleria d’Arte Grigoletti di Pordenone e presentate dall’artista e critico del Gazzettino Roberto Joos, uno dei suoi primi collezionisti.
Per venticinque anni aveva esercitato la professione di insegnante di materie letterarie, nelle scuole medie della provincia di Venezia. La sua preparazione psico-pedagogica l’aveva indirizzata ad insegnare nella fascia dell’età evolutiva, sperando di poter dare agli alunni ciò che lei da preadolescente avrebbe desiderato dai suoi insegnanti: essere ascoltata. All’inizio della sua carriera aveva concordato con le sue alunne, una delle ultime classi, solo femminili, in Italia, della Scuola media Salvo D’acquisto di Chirignago (Ve) di realizzare una letteratura scritta da preodolescenti.
Donne a tredici anni“, è una raccolta di disegni, poesie, testimonianze delle stesse alunne sul tema della violenza e dei grandi problemi, di cui soffre, ancor oggi, in modo più drammatico la nostra società. Il testo dei primi anni ‘70 è pubblicato nel 1985, curato dalla stessa insegnante con una sua poesia dedicata alla classe e per la copertina aveva posato Susi Drigo, una ragazza di Portogruaro. L’opera è stata presentata in vari comuni, in particolare dal Servizio Bibliotecario Provinciale di Portogruaro da Tina Anselmi e dal Centro Donna di Mestre. Nell’introduzione del testo il professore Guido Petter scrive : “…è stata scelta …la via di un confronto critico… secondo diversi principi e valori… Il frequente ricorso alla poesia …ha poi favorito un più saldo radicamento delle consapevolezze raggiunte…oltre il piano della razionalità sono stati investiti … quelli, più profondi, dell’esperienza affettiva ed emotiva…”.

150416_incontroDal 1975, ritornata a Portogruaro, condivide per quasi quindici anni, lo studio in via del Rastrello con il maestro Franevino, pittore figurativo, soprattutto metafisico-surrealista. Lo aveva conosciuto in occasione della prima personale della Battain, nel 1977, alla Galleria Grigoletti di Pordenone e con il quale stringe un’amicizia per affinità intellettuali e spirituali. Continua la sua formazione artistica frequentando negli anni ’83 – ‘84, il corso biennale d’incisione presso l’Accademia d’Arte Vittorio Marusso a San Donà di Piave (Venezia), con il maestro Cesco Magnolato e il corso di tecniche sperimentali presso la scuola Internazionale di Grafica di Venezia, con Riccardo Licata. In questo periodo approfondisce le conoscenze tecniche nell’ambito della grafica, realizzando alcuni lavori a punta secca, acquatinta, acquaforte e altre tecniche sperimentali.
150416_allavoroContemporaneamente s’impegna anche nella critica d’arte per riviste e giornali, tra i quali “Il Momento”, giornale del Centro Culturale della Sagittaria di Pordenone e per la rivista “Eco D’arte Moderna” di Firenze. Cura alcune monografie : nel 1989 Nello Toffolon. Mostra antologica di scultura; nel 1996 Juan Carlo Battilani Venus Padana e/o Spadana. Antichi codici archeologici della sessualità; nel 1999 Franevino L‘arte di essere un punto; nel 2008, Adelio Brugnera Il silenzio del Candore; in collaborazione con il critico d’arte Dino Marangon le mostre e i cataloghi di Lenci Sartorelli e Sara Campesan per l’Aanno Europeo delle Pari Opportunità. Molti sono i suoi scritti ad artisti amici Riccardo Licata, Cesco Magnolato, Gina Roma, Franco Batacchi, Antonio Boatto, Bruno Lucchi, Pope …e di critica letteraria Romano Pascutto ,Pier Paolo Pasolini, Biagio Marin… Le opere letterarie e grafiche pubblicate rivelano un altro aspetto delle sue ricerche tematiche : poesia e disegno sono associati in un gioco di corrispondenze che li rendono indissociabili : “Eva per Eva” ed. Il Candelaio, Firenze 1983 e “ Linea e Punto Veneziano”, ed. Centro Internazionale della Grafica di Venezia 1986.
La Favola del Prostituto” è un poemetto illustrato dall’artista Gina Roma, direttrice della Pinacoteca “Alberto Martini” di Oderzo, con la quale si unisce in un sodalizio culturale, collaborando alla Prima Biennale di Incisione di Oderzo e per l’associazione culturale Ca’Lozzio- Incontri. Sempre con lei dipinge, en plein air, in Sardegna e nel Trentino,un suo paesaggio di questo periodo fa parte della collezione del Museo di Spilimbergo.
La Favola del Prostituto è un altro esempio di sperimentazione dell’artista che con un linguaggio misto di prosa e poesia, mette in luce le contraddizioni della nostra società. Mario Stefani scrive: “…è un canto agli inferi…”bolgia” è una rielaborazione semplificata dell’inferno dantesco in chiave psicoanalitica… A volte mi chiedo se questo non sia solo “un libro” se per caso in esso non ci sia raccolto un qualcosa di diverso e di nuovo,di felice attesa e compimento di una vita…opera teatrale…” Guido Petter, dopo aver letto il libro, molto colpito dai temi e dalla trattazione degli stessi, aveva esclamato: “Battain tu sei maestra di te stessa”. Negli anni ’80, per merito della sua produzione letteraria, è spesso invitata in eventi culturali prestigiosi, tra i quali: il Mercatino Della Poesia da Giovanna Maioli, dove recita i suoi testi assieme
al poeta Andrea Zanzotto ed altri autori famosi italiani presso il Teatro Ridotto Dante Alighieri di Ravenna, in occasione della Manifestazione “Il miglior autore di se stesso”; al Centro Rosmini di Trento da Luciano De Carli; a la Ciasa de Ra Regoles di Cortina D’Ampezzo da Milena Milani, in omaggio alla mostra di Ludovico De Luigi. Per questa sua attività collabora con testi poetici e disegni, con l’Editoria Universitaria di Venezia nella manifestazione “I poeti a Le Colonete” tenutasi a Venezia. Partecipa inoltre con il libro La favola del prostituto alla Fiera del Libro di Torino. Foto con Zanzotto e foto con Milena Milani.
Dopo aver studiato in “Linea e punto veneziano“ la circolarità tipicamente femminile e ondulata, per il rispecchiamento sull’acqua, della città natale della madre, vuole scoprire le radici della nostra prima scrittura. Nel 1992 consolida l’amicizia con Sara Campesan che la invita ad esporre questa ricerca “Psico-analisi: Scrittura e Colore”, al Centro Ricerche Artistiche Contemporanee Verifica 8+1 di Mestre, fondato dalla stessa Campesan; un’opera fa parte della collezione del Centro e nel 2010 tutta la collezione del Centro è di proprietà della Biblioteca Civica di Mestre.

Negli anni ‘90 riprende le scritture del prenatale, da lei definite “Transletteratura” e le trasforma con dei mezzi fotografici in un -video. Completa il discorso con le immagini dell’ecografia costruendo un nuovo filmato: è un racconto, con testo poetico, che gioca sulla forma del ventre materno, il nostro primo ambiente naturale, in un rimando tra ecografia, fotografia e disegno narrante la storia del prenatale. Crea, quindi, nel 1996 l’installazione-video Magia del Ventre e Big Bang del Segno, con la quale partecipa al Festival Internazionale di Cinematografia di Sacile “Naturale Artificiale”. Tale ricerca dunque, l’accompagna per trent’anni, concludendo lo studio dell’ “Alfabeto Interiore” in una esperieza didattica con la Scuola Dell’Infanzia “Gianni Rodari” di Portogruaro.Un altro aspetto della sua formazione culturale è l’impegno nel sociale. Durante il suo insegnamento prende consapevolezza della necessità di far conoscere gli ideali europeisti e pacifisti.

Nel 1986, fonda la Sezione del Movimento Federalista Europeo a Portogruaro di cui è stata per anni la segretaria, ed una esponente del Comitato Nazionale, promuovendo il primo referendum per l’Unione Europea nel territorio. Organizza inoltre, vari eventi culturali didattici e artistici per l’Unione Europea, nel Veneto e nel Trentino tra i quali “Fiamminghi e Valloni: Portogruaro e l’Europa” . Gli artisti Belgi, allora, avevano, con un performance in piazza, dipinto contemporaneamente insieme il loro soggiorno in Città e nel 2008 la grande Tela è stata donata dagli stessi artisti al Comune di Portogruaro, per il futuro Museo, con una manifestazione promossa dalla Battain con la collaborazione del Lions Club di Portogruaro.
Per le sue idee pacifiste aderisce al Comitato per la pace di Portogruaro.

Nel 1990 difatti, ha eseguito due teloni-manifesto di 30 mq, sul tema della Guerra del Golfo, esposti per la prima volta in Villa Comunale all’interno di un Convegno. In seguito sviluppa il racconto pittorico e inserisce il tema della guerra in una narrazione che inizia dalla nascita del pianeta al risorgere della primavera, raffigurata da una donna idealizzata e lo intitola Genesi di un pianeta. L’evento viene documentato in una mostra didattica organizzata al Palazzo Delle Contesse dal Comune di Mel, Mel-Arte, con il patrocinio della stampa del Bellunese, della Regione Veneto. I due grandi teloni della Guerra del Golfo sono stati donati nell’aprile del 2007 alla Galleria D’Arte Contemporanea, per il Museo di Portogruaro e presentati dagli scrittori Mario Bernard e Imelde Rosa Pellegrini..
Nel 1991, viene chiamata dai Boy Scout di Mestre-Venezia per far eseguire ai ragazzi dei Murales a Marina di Eraclea di Iesolo. Un’esperienza didattica che aveva motivato i preadolescenti a liberare energie inespresse e a dipingere il proprio ritratto sui muri del campeggio.
Collabora con Luigina De Grandis e il gruppo Colore 1 Della Biennale di Venezia e presenta con Renato De Santis una ricerca sul colore al Centro Interdipartimentale Studi e Colore dell’Università di Padova.
Nel 1992, su invito, in qualità di artista operante in vari campi della cultura, presenzia al Convegno Internazionale presieduto da Simone Veil, “Les femmes D’Europe devant Maastricht”, tenutosi in Francia, organizzato dalla Libreria delle donne di Parigi. In quest’occasione l’artista presenta la proposta del suo acclamato programma per la costruzione di una reale cultura complementare tra uomini e donne. Propone di inserire, quindi, la cultura femminile nei testi scolastici, in modo sistematico, e di modificare radicalmente il sistema elettorale europeo, estendendo il diritto di gestire la cosa pubblica equamente tra uomo e donna.
A Parigi si era incontrata con il critico d’arte Laurent Danchin, specialista dell’Art Brut e del pensiero di Dubeffet, che la incoraggia a continuare la sua ricerca e nello stesso periodo frequenta l’artista Biagio Pancino residente in Francia, anche lui, allievo spirituale del pittore Franevino.

Alla fine degli anni ’90, frequenta in qualità di socia, la Libreria delle Donne di Mestre, tenendo conferenze e articoli sulla Storia dell’arte delle Donne, in varie città Vicenza,Venezia, Treviso, alla U.T.E di Portogruaro, alla Biblioteca Ariostea di Ferrara e alla Fiera d’Arte di Bologna, per far conoscere la documentazione esistente. In riferimento, ha curato l’introduzione del libro di Maria Ester Nichele, Le Donne di Esther, ha collaborato con il giornale “Il Paese delle Donne” di Roma. Pubblica inoltre, per la casa Editrice Girasole di Ravenna, 8 aforismi in “un sottil pensèro”, testi poetici in Ma io ripenso a una gatta, dedicata all’amata gatta Sirio che più volte ritrae, in La notte e un racconto in Nate a Lavorare.

Nel tempo in cui si trova ospite della sorella in Francia a Bougivalle, elabora un nuovo ciclo sulle scritture della natura e, influenzata dai luoghi in cui hanno vissuto gli impressionisti, studia il fenomeno naturale esplosivo della primavera che per anologia a quello eruttivo, sia dal punto di vista simbolico che metaforico, le permette di passare dal ventre del cielo con i suoi corpi celesti, e da quello materno al ventre della terra con i suoi vulcani. Inserisce spesso nelle sue opere, i suoi testi poetici creando differenti cicli: delle lettere; delle vetrine; dei teatri; un paravento libro; del doppio. Tutti questi studi sono caratterizzati da un continuo gioco di rimando tra immagine e parola.

150416_gattoNel 1993, partecipa alla mostra itinerante nei musei dell’est Europa ( Treviso, Budapest, Dubrovnik, Salisburgo, Zagabria), promossa dall’Associazione Culturale Le Venezie di Treviso, dal tema “Goldoni su carta”. Molte di queste opere interpretano il teatro e il personaggio di Goldoni viene visualizzato come un’energia vulcanica, in uno scenario di sovrapposizioni e piegature di carte a forma di libro, ventaglio ecc.
Nel 1994 molti sono gli inviti e le partecipazioni: è presente con il Libro d’artista, “Vulcana: energie femminili” a cura dell’editrice Vittoria Surian, alla Sesta Biennale Donna, Palazzo Massari di Ferrara. Il libro è costruito, come un fotogramma dove alcune personalità femminili, scelte dall’artista, sono rappresentate, in modo metaforico, da un vulcano personalizzato.
Sempre nel 1994, assieme ad altri artisti veneti, partecipa alla Prima Rassegna d’Arte Italiana Contemporanea del Museo di Pechino, organizzata dalla Galleria del Libraio di Treviso in collaborazione con l’Accademia Cinese di Cultura Internazionale
Viene invitata anche al Symposium Internazionale al lago di Maria Wort, in Carinzia (Austria), dove lavora per una settimana, assieme ad artisti provenienti da diversi paesi europei e l’opera, eseguita sul posto con tecniche varie, fa parte della collezione dell’artista austriaco Rupert Wenzel.
Nel 1995 organizza con il critico d’arte Carlo Milic (che possiede nella sua collezione, un’opera, in terracotta, della Battain “Omaggio ad Umbro Apollonio”), alla mostra femminile, “Strategie del Desiderio” tenutasi al Castello San Giusto a Trieste. Compone la serie Patchwork vulcanico dell’amore e partecipa alla Prima Biennale d’Arte d’Italia nel 1996, e alla Prima Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea nel 1998, entrambe tenutesi al Trevi Flash Art Museum, Perugia.
Dopo un lungo percorso spirituale di nove giorni di meditazione buddista, nel Centro di Pian dei Ciliegi di Piacenza, prende consapevolezza di dover iniziare un nuovo cammino. Nel frattempo le arriva, tramite l’amico Batacchi, la proposta di esporre in Francia con il tema Parfum de Femme, e questa occasione la stimola a porsi la domanda “Dov’è Cenerentola?”. Quindi recupera ed interpreta in chiave moderna le fiabe, in particolare Cenerentola e Scarpette Rosse, e l’oggetto-scarpa, nei suoi molteplici significati, diventa la protagonista del suo ultimo ciclo “Il Cammino dell’anima”. Con quest’oggetto metaforico, interpreta soprattutto la donna, la sua femminilità poliedrica fino ad arrivare al simbolo spirituale. L’ispirazione di rappresentare il sacro le viene suggerita da un’ antica reliquia della scarpa della Madonna che si trova a Loreto e in un convento spagnolo e crea alcune opere tra cui l’installazione “La Discesa Della Vergine”. Da questo momento, inizia, in modo più sistematico, lo studio del linguaggio della fotografia sia per la luce, sia per la composizione con certi effetti di immagine a collage che le permettono di esprimere più intensamente alcune idee.
Dagli anni ’90 ai 2009 aderisce alle interessanti proposte letterarie-storiche e alle varie manifestazioni, promosse dalla direttrice Luigina Bortolatto, tra cui è da ricordare la prestigiosa Rassegna Internazionale itinerante in Europa (Palazzo dei Trecento, Villa Letizia a Treviso; Sala del Bramante a Roma; Palàcio Galveias a Lisbona), dedicata al “Memoriale del Convento” di Saramago e intitolata “Nuove iniziazioni riti di passaggio” ed è presente con l’opera “La mezzanotte di Blimunda: giorno, mese, anno zero”. Lavora inoltre per le mostre in omaggio ad Antonio Canova, sulla Danza esposte nella Gipsoteca di Antonio Canova di Possagno,e in quella di Libero Andreotti a Pescia e sulla memoria della tragedia del Vajont… Organizza con l’artista Olimpia Biasi e il Soroptimist Club di Treviso la mostra “Acqua”. In collaborazione con lo Studio D’Ars di Milano, Canale 5, il 24 marzo del 2000, nel programma “Non Solo Moda” trasmette un servizio su “About Schoes” e viene pubblicizzata la sua ricerca. Illustra sempre con il simbolo delle scarpe il racconto “Un the per Alexandre” – “Quaderni di Natale” n.6 – dell’amica scrittrice Ludovica Cantarutti.
150416_scarpaLavora con l’artista Franca Faccin, nel Laboratorio – Cotto Veneto – Di Villorba di Treviso ed espone nel 2001 alcune formelle in porcellanato, nella rassegna “Esposizioni contemporanee alla 49 Biennale di Venezia di 35 artisti de Le Venezie” presso la Libreria Marton.

Per la Pro Loco di Portogruaro dipinge 50 piatti originali sul tema del “Gioco dell’Oca e degli Stivali“, in occasione della Fiera di S. Andrea.
Sempre per la Pro Loco, esegue lo stendardo di “Via Dell’Arte”, via in cui aveva condiviso lo studio con il pittore Franevino. Foto opera
Dal 2003 espone delle mini antologiche: alla Scoletta di San Zaccaria a Venezia, riscuotendo grandi consensi anche da un pubblico colto straniero, per l’interpretazione esoterica del signifcato delle scarpe e per una nuova immagine della città lagunare al femminile; all’ Antico Ospedale dei Battuti di San Vito al Tagliamento e nel prestigioso Centro Culturale Candiani di Mestre (Ve) nel 2004; nel 2009 a Ca’Lozzio Incontri di Piavon di Oderzo.
Nel 2005 lo storico dell’arte Giorgio Di Genova, che aveva seguito Franca fin dalla fine degli anni ’90, la inserisce nella collezione permanente del Museo D’Arte delle Generazioni Italiane del ‘900 “G. Bargellini” a Pieve Di Cento, Bologna, con tre periodi artistici: Ricerche cosmiche yoga, Vulcani, e Il Cammino dell’anima, e come artista appartenente alla corrente artistica “Il Nomadismo”.
Nel 2007 dipinge l’opera L’armonia del Creato per la ricorrenza dei vent’anni di Gemellaggio tra Portogruaro e la città francese di Marmand, opera che si trova nella collezione del Museo di Marmand.
Per la Galleria Farsi arte crea una serie di opere dedicate alla sua città natale in chiave fiabesca.
Il The National Museum of Woman in The Arts di Washington, mostra interesse per il suo lavoro e le chiede una documentazione per il suo archivio, ad uso didattico.
Nel 2008 la sua attività artistica e letteraria è stata considerata nella tesi di laurea “La poetica di Franca Battain” pp. 221 –A.A. 2007-2008, Università di Ca’ Foscari di Venezia, Facoltà di Lettere e Filosofia – Beni Culturali- Relatore: prof. Nico Stringa, correlatore: prof.Assunta Cuozzo- Laureanda: Katia Giovinazzo.
Tra l’artista e la studente Giovinazzo, oggi dottoressa, durante il periodo di quasi un anno di lavoro, si era instaurato un dialogo dal vivo, un’esperienza interessante che ha prodotto una seria e nutrita documentazione sul pensiero e l’opera della Battain.

Nel 2008 per Ca’ Lozzio – Incontri Battain organizza una serata in omaggio a Gina Roma, con la presentazione dell’opera letteraria “La Favola del Prostituto”, illustrazioni inedite ed edite di Gina Roma e testi recitati da Gianni Marella.
Su proposta di Don Matteo della parrocchia S.Andrea di Portogruaro le viene chiesto di realizzare un’immagine per la “Via Crucis” cittadina dei bambini dove vi sia rappresentata la morte e la ressurezione in contemporanea. Franca, essendo una visionaria, le appare in sogno una croce di fiori, un’idea che albergava nel suo cuore da tempo, perché fin da bambina mal sopportava di vedere la croce, solo come simbolo di sofferenza. Nasce, quindi, l’opera La Croce fiorita.
Nel 2010 con l’installazione La Discesa della Vergine è in mostra per i festeggiamenti del Ciquecentenario dell’ Apparizione della Madonna De Miracoli del Santuario di Motta di Livenza nell’evento “In Nome della Madre” a cura di Alessandra Santin. Attualmente è socia fondatrice dell’associazione DEA di Venezia (ass. donne europee) per la diffusione della cultura delle donne e per il giornale Nexus, Franca ha scritto un commento positivo sull’operato di Silvia Toro, Presidente, per 5 anni, della libreria delle donne di Mestre, alla quale è dedicato il centro studi dell’associazione.
Per una visione globale dell’artista Battain, significativi sono i commenti di Franco Batacchi :“…non c’è ripetizione, nelle opere di Franca Battain, perché i motori che muovono i cicli della sua produzione, girano a regimi differenziati. Di norma, gli artisti individuano la misura più idonea alla propria potenzialità espressiva (per esempio in scultura Fausto Melotti, predilige il sonetto, Toni Benetton ama il Cantico), ma Battain costituisce un’eccezione poiché rapporta modi e metodi all’intensità dell’evento promotore…”.
“La sua pittura (ma in generale tutto il suo linguaggio artistico), è propria di un’artista ‘impegnata’ e talvolta un pò scomoda, per le problematiche sociali, femministe, pacifiste e federaliste, in campo europeo, che ha sempre portato avanti …”.
Scrive inoltre Beppe Palomba “La sua incredibile capacità di ricerca, l’impegno e la vivacità intellettuale ne fanno sicuramente uno dei punti di riferimento culturale ialiano ed internazionale”. Ama dunque i linguaggi tradizionali e le sperimentazioni per ricercare quell’ armonia che Battain definisce “purezza e gioia della mente-cuore” e come dice in una sua poesia da “ Eva per Eva …per costruire un’architettura d’amore…”.