“Luce in me Luce in te” monografia di Franca Battain a cura di Assunta Cuozzo- Ed.Grafiche Antiga (Crocetta del Montello -Treviso) 2012
Introduzione
Poetessa, intellettuale e pittrice propone una ricerca originale giocata sapientemente sulla profonda valenza della simbologia come metafora allegorica dell’esistenza umana, intrisa di lirismo e inquietudine con uno sguardo alla non-ragione come riflessione aperta alla dimensione sociale. Sottolinea lo spessore cromatico delle varie linee in una dimensione espressionistica, che tende alla perfetta corrispondenza tra autentica ispirazione e vita vissuta, qualche volta sognata.
Franca è consapevole che non esiste una univocità di espressione, una linguistica dell’arte che possa solo oggettivare l’idea compositiva o rappresentativa. La sua continua ricerca denota l’esigenza di trovare nei “segni” dell’arte le proprie emotività.
Le sue opere recenti assumono una particolare dimensione creativa, viene realizzato il rapporto “arte e anima”; qui l’artista interpreta il senso moderno del perenne divenire dell’arte che Kandinsky definì come “lo spirituale”.
La ricerca dell’interiorità come proiezione dell’anima fa della Battain una intelligente indagatrice di ciò che rappresenta il “vedere” psicologicamente le immagini, riscopre nell’arte il piacere di riscrivere con la pittura il suo mondo, la sua esperienza intima e la sua percezione della realtà sperimentando nuove forme e nuove idee.
Per lei dipingere è come vivere in un’altra dimensione, quella della creatività pura, esplicando un’energia che le viene dalla profondità dell’inconscio.
Negli anni ’70 studia la filosofia yoga, la cui dottrina afferma che, praticando determinate discipline, è possibile giungere all’unione con l’oggetto di conoscenza, che per la maggior parte degli yogin l’oggetto di conoscenza è lo spirito universale, per Franca è stato un annullamento del pensiero arrivando ad una sorta di illuminazione interiore, ad una vera conoscenza della realtà.
Il ciclo “corpi celesti” appartiene a questo periodo ed è collegato al concetto che la pittura non è altro che la scomposizione dello spazio: una nuova cosmologia, un diverso rapporto con i corpi celesti con l’energia cosmica con la quale si confronta, l’energia delle emozioni e del pensiero.
I globi, le curve, il movimento delle forme sono orientate verso una rappresentazione che parte dal microcosmo per arrivare al macrocosmo. I corpi celesti, le sue linee-forza, la sua energia spaziale non sono altro che uno studio delle sue intuizioni interiori.
Le forme di Franca si formano, si scompongono, si spostano si espandono e solo alla fine del lavoro ci capisce l’atmosfera e lo spazio conquistato dal quadro.
Negli anno ’80 le sue opere tracciano un percorso spirituale attraverso l’identità femminile, la sua carne e il suo pensiero. “ Le scritture prenatali” si uniscono l’una all’altra, ci trascinano in un mondo che sembra fiaba, irrealtà, i colori e le forme dell’infanzia, Colori chiari e allegri ci riconducono all’articolato universo femminile dell’incertezza e della determinazione, dell’energia, della quotidianità e dell’eccezionalità.
Ogni opera interpreta la molteplicità del nostro io interiore, del femmineo che c’è in ognuno di noi e ci aiuta ad esplorare la natura del nostro essere. Il messaggio di queste opere non è immediato, occorre guardare attentamente le opere per poter stabilire un contatto con loro ed è necessario immergerci nell’atmosfera quasi irreale delle opere per comprendere la volontà espressa dall’artista.
Franca pensa alla donna come a qualcosa di profondo e di potente, qualcosa di imperscrutabile che a ogni nuova nascita rivela di nuovo la meravigliosa (nel senso di “degna di meraviglia”) potenzialità racchiusa all’interno del proprio essere.
L’artista non azzarda un’individuazione perché una donna, qualsiasi donna, non è mai abbastanza rispetto alla Donna, ma si preoccupa del contenitore di questo corpo tanto straordinario, un contenitore aperto perché ci si può entrare e uscire, un contenitore come forza vitale.
I simboli sono delle grafiche perfette perché comunicano all’interno di una rete che si muove in uno spazio-tempo contraddittorio; hanno un valore atavico, è l’unico modo che abbiamo per parlare di determinate cose. Non è una questione culturale, o meglio, può essere una questione culturale se vengono usati per riempire degli spazi vuoti, ma se si è in grado di usarli con freschezza si riesce a raggiungerne il vero nucleo, che è fatto di un insieme di forze che non hanno definizione.
Franca usa tanti simboli che ci piacciono analizzare. Il vulcano non viene identificato come un volume, una massa, è invece un consesso di sensazioni che non si descrivono; è rappresentato nel perenne alternarsi tra la distruzione mortale e la forza che è all’origine della vita. L’artista considera il vulcano come una parte del suo flusso creativo, è fuoriuscita di pensieri densi, è movimento che incanta.
Nel “vulcano blu” è rappresentato il rombo, l’evaporazione dell’aria, l’imminenza dei crateri, l’arroganza del blu che fagocita il bianco illumina la notte si fa corpo spesso e invasivo;
nel dipinto si trova una sublimazione della natura, i colori che esplorano tutta la gamma dell’iride, la rarefazione che si fa respiro.Le scarpe, presenze simboliche, si collocano nel nostro spazio e spesso in uno spazio ambientale ben definito, quasi segni di orientamento di un modo di fare i conti con il passato, con il presente, con il futuro; “mio padre ha lasciato le sue scarpe…” è l’arte che aderisce alla vita come la pelle aderisce al corpo.
Le scarpe sono presenti non come un prodotto di consumo, ma attraverso quella raffigurazione prende consistenza tutta una ricchezza implicita di significato. Le scarpe sono oggetti speciali che celebrano la bellezza femminile, hanno il ruolo di innalzare, di staccare da terra, di slanciare. Le scarpe rosse, décolleté col tacco, rappresentano il momento di cambiamento della nostra vita che una volta superato non ci permette di tornare indietro, con esse si entra in un mondo di donne, lasciando dietro l’atteggiamento goffo dell’adolescenza. Si rappresenta a volte una sola scarpa come se si volesse sottolineare non il loro utilizzo ma l’emblema della persona rappresentata. Nella chiarezza delle tele è evidente una naturale vocazione di elegante raffinatezza che distingue l’immaginazione della Battain, che percorre anche una sorta di nostalgia di una perduta civiltà della nettezza delle forme, del segno e dell’immagine.
Hegel diceva “Qual è il soggetto del ritratto? Nessun altro se non il soggetto stesso. Dov’è che il soggetto stesso può trovare la sua verità e la sua reale effettività? Da nessuna altra parte se non nel ritratto”; sottolineava come nel ritratto la pittura raggiunga il culmine, infatti il soggetto del ritratto è il soggetto stesso che nell’opera trova la sua verità e la sua effettiva realtà.
Franca, nei suoi ritratti, pone il problema dell’individualità, cerca di rappresentare l’interiorità della persona, la sua profondità e la sua superficie, la sua soggettività e la sua oggettività, attraverso lo sguardo che costituisce l’essenza del carattere e dello spirito. Questa essenza condizione per la quale il soggetto si rapporta a se e così “si somiglia“. Somigliarsi non è nient’altro che essere se stessi ed è questo che cerca di cogliere l’artista.
I ritratti familiari sono tutti accomunati dalle stesse caratteristiche stilistiche e formali.
Ciascun ritratto è caratterizzato da sfondo scuro, da un’intensa espressione che assumono i protagonisti e dall’accuratezza dei particolari. Il ritratto della mamma è un chiaro esempio delle profondi radici della formazione accademica della pittrice; la mamma è raffigurata seduta in posizione frontale e si nota una particolare attenzione rivolta alla espressività degli occhi e della bocca. I volti sono il motivo e la ragione della sua indagine compositiva. Di essi la colpisce l’intensità espressiva e quindi tutto ciò che serve a sottolineare lo spessore del loro mondo interiore.
E’ un’attenta osservatrice e nelle donne privilegia soprattutto l’occhio: per lei l’occhio è il canale di comunicazione privilegiato.
La pittura e la poesia sono espressioni, anche se con segni diversi, della stessa visione della vita.
La poesia non è un genere letterario: sicuramente non possiamo non affermare che esiste un genere letterario chiamato “poesia” ma non dobbiamo mai dimenticare che la poesia può essere contenuta in un quadro e quindi prevarica i limiti della letteratura per proiettarsi nell’ambito della vita. Per Franca la poesia è il suo modo di comunicare un proprio sentimento; è vita nel suo modo più intenso, è sollecitazione alla creazione più che creazione in sé e per sé, è grazia ed incantesimo.
L’equilibrio esemplare del cromatismo, la pennellata sicura e decisa e l’assieme ben distribuiti dei volumi fanno delle opere della Battain un esempio di armonia e di sonorità timbrica.
I quadri sono la sua vicenda umana che trascende il vivere quotidiano, vi è compiacenza e sofferenza, espressione di una sensibilità spinta in un itinerario poetico e razionale che si origina dal di dentro e che si affonda in lontananze ancestrali.
Assunta Cuozzo 2012