Anni ’70 “Ricerche cosmiche yoga : corpi celesti”
Il mondo sulla stoffa, sulla seta, in un recupero materico che pungola a superare ostacoli tecnici sfibranti, dunque stimoli nuovi per un linguaggio che nasce sull’istante, si trasforma, muta colore e intensita’ e spessore ( quasi), sotto l’effetto della luce e nel contatto chimico di vari elementi. Ecco, appare logico al primo impatto l’evocazione dell’iconografia orientale: la Cina, la grafia che si spegne nelle tempere rarefatte; la realtà-sogno, favole dalle prospettive spaziali, territori incantati, fuga verso sostanze aeree. Ma l’illusione sfuma subito per proporre considerazioni meno fantasiose, poiché Franca Battain nel suo operare scava dentro un humus di più stuzzicante attualità. Il retroterra culturale è stranamente ancorato a lieviti veneti, non solo, ma persino a lontani echi nordici ( si osservino taluni suoi disegni schizzati alla brava durante pellegrinaggi parigini e tedeschi. Il tratto è spigliato ma greve, tinteggiato con fraseggi violenti, con carica espressionista: uno scatto rabbioso, si sente, sotto, un gusto acidulo, di pane nero, l’ombra è quasi corporea, odore di tabacco pesante, luci appannate, lunghi dialoghi al buio, tutto un armamentario esistenziale e la lievità canora del dopo ’68). E’ sempre l’uomo (umanità) che fa da sottofondo. Anche quando l’ubriacante emozione esplode in sonorità cromatiche libere da ogni veleno figurativo.
E’ allora che Franca vive i suoi attimi più veri; e felici. Nascono mondi e spiagge astrali in un vortice che risucchia pensieri e forze antichi. Il tessuto è avido e assorbe energie e colori stupendi. Li vuol dominare, annullare, stordire. L’azione di recupero deve essere quindi fulminea, quasi un violentare la tecnica per rubare spazio alla luce e alle melodie tonali. I ritmi fiabeschi ( talvolta, e non so spiegarmi perche’, risale dal fondo il fantasma di Chagall), risultano oggi inseriti nel discorso ampio di uno spazialismo che scavalca le pure astrazioni fontaniane per scavare in profondita’ e riscoprire un filo conduttore che dagli incubi dell’universo riconduca, a poco, a poco, al fragile cosmo umano. I progetti mentali si fanno più nitidi, più leggibili.Il racconto mantiene una unità non casuale; la coerenza stilistica continua a scandire un ritmo che tende a scoprire le interne ragioni di una evoluzione che dal caos spumeggiante da’ vita e corpo alle forze terrestri. Una ricerca non epidermica – di puro valore estetico – ma una indagine per ritrovare l’essenza più che l’involucro umano: ciò che gli sta dietro-dentro, al di là della scorza che s’intravvede tra i fumi e gli scoppi magmatici.
Franca Battain crede con entusiasmo a questa operazione di analisi intesa a portare in superficie antiche energie (e leggende). I mezzi insoliti che adopera con grande abilità le offrono la gioia continua dell’invenzione, cioè quasi del gioco. Della felicità che prorompe dalla rottura delle solite geometrie (l’ordine, la costrizione formale, la gabbia della strumentalizzazione, gli schemi fissi, i luoghi comuni…).Felicità che si sposa con l’angoscia dolorosa dell’ignoto. Un attimo, un incanto, una magia. Forse l’ebrezza del creare. Piccoli momenti indimenticabili.
Venezia, gennaio, 1977 – presentazione di Roberto Joos
…corpi biologici dai quali le nostre anime provengono: mondi intrisi di colori e di sentimenti vivi e vibranti, perché è di questo che l’universo è composto; si tratta di volti psicoanalitici, volti del cielo e umani che nascono sempre dall’energia cosmica quale comune imput vitale. Rappresentazioni cinetiche, stati onirici …ricerche analitiche e sul mondo metafisico. ..Nelle opere è presente il legame scientifico, in special modo dell’universo di Albert Einstein, secondo il quale al suo interno “nulla si crea e nulla si distrugge”. ..
“tesi di laurea La poetica di Franca Battain – A.A. 2007/2008, Università di Ca’ Foscari di Venezia, Facoltà di lettere e filosofia- Beni Culturali” – relatore: prof Nico Stringa – correlatore : prof.Assunta Cuozzo – laureanda: Katia Giovinazzo.